La Città di Bondeno è uno di quei tanti luoghi spesso dimenticati e offuscati dalle conclamate bellezze di borghi incantati o di città millenarie. Bondeno, in altre parole, non ha da offrire un punto fotografico diventato iconico, un monumento che ha fatto la storia dell'intera civiltà, o un'opera pittorica di un intramontabile artista rinascimentale. Al contrario, la Città ha una bellezza leggera, non deturpata dallo sviluppo industriale moderno, custode ancora di tradizioni e paesaggi del passato tramandati con cura. In altre parole: alle storie di tante principesse, Bondeno si affianca come una moderna Cenerentola.
Un territorio vasto, vastissimo, un'estensione geografica che addirittura supera quella del Comune di Napoli, ma che al contrario del capoluogo campano conta solamente quattordicimila abitanti. Ne risulta, quindi, una geografia in cui la campagna sconfinata è protagonista e la strada, la costruzione umana e l'industria sono ospiti. Graditi ospiti, naturalmente, dal momento che le sinuose vie che collegano frazioni distanti anche venti chilometri fra loro si snodano seguendo il paesaggio, e in particolare i numerosi fiumi e canali. Sì: fiumi e canali sono la caratteristica principale del territorio che viene per l'appunto a collocarsi nella zona denominata "Terra ed Acqua", creando un reticolo di idrovie che ha come guida il grande fiume Po, il quale costeggia il territorio bondenese dall'inizio alla fine, senza abbandonarlo mai.
Proprio il fiume Po avrebbe tante storie da raccontare: tra tutte, quella dell'amazzone nonché "regina del Po" Nazzarena Casini, per tutti conosciuta come "La Nena". Unica femmina di nove fratelli che ereditò dal padre il mestiere di traghettatrice sul Po. Si dice che la Nena parlasse con le acque del grande fiume, ne conoscesse i segreti, sapeva ascoltarne i mutamenti, i capricci e i bruschi salti d'umore. Le acque le parlavano; alla Nena bastava guardarle e toccarle con le sue grandi mani, troppo grandi per una donna, per capire l'anima sfuggente e mobile delle acque. Dicono abbia barattato la sua anima di donna con quella dell'acqua, diventando come un'amazzone, con il dono di domare il fiume e poterlo attraversare portando gente che a lei si affidava, sicura di raggiungere l'altra riva. Traghettò prima, durante e dopo la guerra, finché non chiuse gli occhi per avviarsi a guardare il grande Acheronte. E proprio dalla Nena ripartiamo per tornare a vivere la mobilità lenta via fiume, con il battello che porta il suo nome e, da Ferrara, Città del Rinascimento, giunge nel nostro territorio che viene a collocarsi nel cuore del Patrimonio Mondiale dell'Umanità, quale punto UNESCO composto dalle nostre oasi naturali, i nostri paesaggi incontaminati (appartenenti alla rete Natura 2000 che ne conserva le biodiversità) e dal caratteristico Borgo di Stellata in cui a fare da padrona alla riva del fiume Po è la Rocca Possente.
Una costruzione fortificata presumibilmente all'inizio dell'anno 1000 d.C., la quale permetteva di controllare la navigazione sul fiume Po mediante una lunga catena che collegava ad un'altra Rocca posta sulla sponda opposta del fiume. Ampliata dagli Estensi nel 1362, la Rocca possente si caratterizza per le sue mura inclinate per meglio difendersi dalle artiglierie nemiche. Oggi la Rocca costituisce il cuore pulsante di numerose iniziative culturali e di intrattenimento come il tradizionale evento di rievocazione storica "Bundan Celtic Festival": un appuntamento che fin dalla sua prima edizione vide oltre 15.000 persone giungere nel parco golenale della Rocca per rimanere incantate dalle magiche atmosfere delle civiltà celtiche che invasero proprio questo territorio. Oggi "Bundan Celtic Festival" è uno dei festival celtici più importanti a livello nazionale, conta più di 30.000 presenze ogni anno ed è diventato un appuntamento essenziale per il territorio di Bondeno, non solo per le bellissime atmosfere in cui si possono immergere ogni anno i suoi abitanti, ma anche per la promozione turistica che genera.
La frazione di Stellata, oltre al caratteristico e ormai storico mercatino dell'antiquariato, ospita un secondo edificio storico: la dimora della famiglia di Ludovico Ariosto che oggi ospita un museo molto particolare, in procinto di diventare il primo museo archeologico di tutto l'Alto ferrarese. Come mai l'unico museo di tutto il Nord Ovest della Provincia? Perché proprio a Bondeno, nella frazione più lontana, quella di Pilastri, nel 2012 gli archeologi hanno rinvenuto dei reperti provenienti da epoche lontanissime: dall'Età del Bronzo in poi. Dal 2012, quindi, Bondeno ha scoperto di possedere quello che si era sempre creduto mancasse: la storia millenaria, una storia che non può raccontarsi mediante un «Colosseo» o una «Valle dei Templi», bensì grazie a un processo di scoperta lento e graduale, che passa attraverso anni di scavi, sondaggi e ipotesi. Un processo che di anno in anno porta alla luce meraviglie nascoste e - letteralmente - dimenticate della storia umana.
Tuttavia, se ai bondenesi si chiedesse cosa ricordano del 2012, di certo non risponderebbero «gli scavi della Terramara di Pilastri». Piuttosto, ogni abitante risponderebbe: «20 maggio. 4.04 del mattino. Il terremoto». Da questa data infatti sono stati raccolti altri reperti, purtroppo più recenti: i reperti di una città che è stata vittima di un evento sismico che ha toccato l'Italia intera. Da questi mattoni la popolazione di Bondeno si è rialzata, proprio come una splendida fenica dalle sue ceneri, ritrovando la forza per una nuova vita. Oggi lo spirito nel cuore dei bondenesi è uno spirito rinnovato, sognante, che desidera spiccare il volo. Così come i nostri aironi bianchi che sorvolano i paesaggi sconfinati di terra ed acqua, anche Bondeno vuole volare lontano e mostrare al mondo le sue infine bellezze ed unicità: dalla flora e fauna delle zone fluviali, alle infrastrutture naturali come argini e oasi incontaminate, dalle rocche e dimore storiche, ai suoi percorsi di mobilità lenta come le numerose piste ciclabili o i cammini di pellegrinaggio, per non dimenticare la sua enogastronomia.
Già perché quando si entra nel territorio di Bondeno, tra l'altro interamente attraversato dalla Strada dei Vini e dei Sapori, si potrà incontrare la segnaletica riportante la seguente definizione: "Città del Pane e delle Sagre". A Bondeno nessun cittadino commetterebbe mai l'errore di fraintendere o dimenticare i piatti più importanti della tradizione che costituiscono un pretesto per vivere momenti di festa e condivisione. Con le sue venti sagre, Bondeno è un centro nevralgico di feste, fiere centenarie e momenti di convivialità dove a far da protagonisti sono i cappelletti in brodo, i cappellacci di zucca al ragù, la salama da sugo con purè di patate, il tartufo, i bolliti di carne, il melone della frazione di Gavello, lo storione e la regina di tutte le pietanze: la coppia di pane. Ancora oggi si discute sulle origini della cosiddetta ciupeta, la cui ricetta è tutt'ora contesa tra i ferraresi e i bondenesi. Sta di fatto che, nonostante la sua provenienza, la Città di Bondeno ospita decine di piccoli forni, dorati scrigni che ogni giorno sprigionano il dolce profumo dei panificati tipici locali e che ogni anno gareggiano per la "Coppia d'oro" della Città. In ogni frazione, in ogni via, in ogni casa, qualsiasi casalinga ('zdora in dialetto) sarebbe disposta a qualunque sacrificio pur di testimoniare la sua superiorità culinaria in materia, raccontando il suo inimitabile «trucco del mestiere», o rivelando «il vero segreto della ricetta». A caratterizzare i piatti della gastronomia locale è, innanzitutto, la materia prima; da qui la Città di Bondeno si affianca all'innovazione mediante la costituzione del marchio De.C.O (Denominazione Comunale di Origine), creato appositamente per celebrare e custodire la qualità e la provenienza locale delle materie prime e del loro processo di lavorazione. Fanno parte di questa denominazione la passata di pomodoro La Bondeno, il biscotto Casereccio, il riso Matildeo Bio, il Miele della Terramara, e il Tartufo delle terre di Bondeno. Proprio quest'ultimo fa della Città di Bondeno anche un membro effettivo dell'associazione nazionale Città del Tartufo, che mette insieme tutte le località italiane in cui i tartufi si trovano e sono rinomati.
Per poter affrontare - o digerire - tali sfide culinarie, naturalmente, ci vuole la possibilità di prepararsi. In questo caso, Bondeno non manca di offrire decine e decine di chilometri ciclabili, spesso costeggianti il tradizionale paesaggio rurale e contadino della Città. Ed è proprio la bicicletta ad essere l'indiscussa protagonista del territorio matildico. Mezzo di mobilità per eccellenza, la bicicletta costituisce non solo uno strumento sostenibile per vivere ed attraversare l'intera Città, ma è anche una risorse mediante la quale è possibile assaporare appieno il paesaggio naturalistico, i suoi profumi e le aree paesaggistiche più segrete e affascinanti. La Città di Bondeno ha la fortuna di collocarsi in un punto nevralgico dal punto di vista geografico; ponendosi sul confine tra tre regioni (Veneto - Emilia-Romagna - Lombardia) e affacciandosi sul fiume Po, Bondeno è il centro propulsore di numerose piste ciclabili di livello non solo locale, ma anche nazionale ed internazionale. La pista ciclabile Destra Po permette di costeggiare il grande fiume arrivando sino al mare; il percorso ciclabile Ven-To conta tra le sue tappe proprio il caratteristico Borgo di Stellata che ogni anno ospita gli appassionati che da Venezia raggiungono la Città di Torino; i percorsi ciclabili dell'Eurovelo (nello specifico il percorso Via Romea e Sun Route) si intrecciano con le nostre ciclovie; in fine ultima, ma per questo non meno importante, la ciclabile Burana-Ferrara che con i suoi 15 km interamente alberati costeggia il canale Burana conducendo sino alla Città d'arte. Le altre piste ciclabili locali offrono un punto di vista privilegiato: quello degli argini lungo sponde dei fiumi, sopraelevati, e di conseguenza fautori di viste sconfinate, a perdita d'occhio, talvolta mozzafiato. Dimenticato dai più, Bondeno, congiuntamente alla frazione di Stellata, è anche la sede di passaggio della Romea Strata, che si colloca per importanza tra i primi dei dodici cammini di pellegrinaggio religioso che dall'Est Europa conducono a Fucecchio, in Toscana, e di lì a Roma, la capitale religiosa. A piedi, in bicicletta, in canoa o in barca, dunque, il territorio è visitabile in ogni angolo in forma slow, e soprattutto sostenibile.
Quanto appena descritto, come per ogni paese, non è altro che l'involucro che racchiude un prezioso tesoro di storie da raccontare, gesti da imparare e segreti da scoprire. Parlare di Bondeno, infatti, vuol dire anche parlare del luogo in cui è stato stampato il primo libro a caratteri mobili d'Italia, vuol dire parlare della tipografia in cui è stata stampata la prima copia dell'Orlando Furioso, vuol dire parlare di Matilde di Canossa (da qui gli abitanti di Bondeno possono anche essere definiti «matildei»), vuol dire parlare di Napoleone Bonaparte e dell'opera idraulica da esso commissionata a Teodoro Bonati, illustre idraulico che ha permesso all'uomo di convivere in questo territorio integralmente bagnato dalle acque, vuol dire parlare dell'arringa tenuta da Giuseppe Garibaldi sul balcone del Municipio che affaccia sulla piazza principale, vuol dire parlare di cinema d'autore (Pupi Avati e Michelangelo Antonioni) che hanno scelto questo territorio come set delle loro opere cinematografiche, vuol dire parlare di sostenibilità. Bondeno, infatti, si sta avvicinando sempre più al mondo green, non soltanto mediante l'installazione delle colonne per la ricarica di auto elettriche, ma anche attraverso concrete iniziative neo-inaugurate e di successo come le giornate di raccolta rifiuti in